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Concretezza e Configurazione (2. Quaresima)

Gerusalemme, SBF, il 17 febbraio 2008

 

 

1. La prima parola: “Concretezza”.

Una cosa mi colpisce sempre quando Dio parla con diverse creature nella Bibbia: “concretezza”.
L’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza – questo a Noè.
„Il dieci di questo mese ognuno prenda per sé un agnello per famiglia, un agnello per casa – questo a Mosè. 
Su, consacralo, perché è lui!». – a Samuele quando ha visto Davide.
Oppure a Gedeone: «Tutti quelli che lambiranno l’acqua con la lingua, come fanno i cani, mettili da parte; tutti quelli invece che per bere si piegheranno sui loro ginocchi, lasciali andare».
Concretezza.
Così anche oggi – ad Abram:
Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre.

 Come mai loro potevano sentire la voce di Dio così concreta, cosi chiara?

4 anni fa dovevo scegliere un seminario al Biblico. Mi piacevano soprattutto due ma pur avendo pensato bene non potevo decidermi. Nell’ultimo giorno d’iscrizione, prima di andare alla segreteria, mi sono recato alla capella e prego: “Signore mio, ho soltanto 30 minuti. Devo sapere, perché non c’è tempo! E tu sai come mi dispiace di non essere sicuro”. Dopo 2 o 3 minuti sono stato convinto. Sì! Certo! Soltanto questo seminario. Perché? Non lo so. Le ragioni sono rimaste le stesse. Ma la soluzione è la convinzione sono venute improvvisamente.

Concretezza.
Di solito non sento la voce di Dio così concreta. So benissimo che cosa Dio dice ai personaggi biblici, ma faccio veramente fatica a capire quale cosa concreta Dio vuole da me proprio oggi.
È qui la prima lettura ci viene in aiuto:
«Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò.”
Il comando è composto di due parti: e solo la prima è la parola concreta. Abram sente benissimo da dove deve andarsene, ma non sa ancora dove recarsi: “verso il paese che io ti indicherò”.
Se Abram metterà in pratica la parola che è chiara e concreta, riuscirà a ricevere, ascoltare, decifrare e concretare la parola che oggi non dice quasi niente.
Se io voglio che la parola di Dio non parli in modo polisenso o senza senso, devo mettere in pratica quella che è già concreta.
Quale parola di Dio è già concreta per me?
Quale comando è già chiaro?
Quale paese e quale casa devo già lasciare?
Comprensione cresce con l’adempimento…

2. La seconda parola: “Configurazione”.

In astronomia “configurazione” è la posizione di un pianeta rispetto al Sole.
Quale era la configurazione dei discepoli nel vangelo di oggi rispetto al “volto che brillò come il sole”?
Sono stati eletti. Soltanto Pietro, Giacomo e Giovanni. Presi da Gesù. Condotti in disparte. Su un alto monte. E Gesù fu trasfigurato davanti a loro.
Non c’è transfiguratio senza configuratio.
Elezione. Fatica della salita su un alto monte. Essere davanti a lui.
Non c’è trasfigurazione senza configurazione.
Quale è la mia configurazione? Quale è la mia posizione rispetto al Sole che non tramonta mai?
Devo veramente rileggere De revolutionibus orbium coelestium di Copernico per capire che tutto deve girare attorno al Sole?

Configurazione.
Che non siamo mai pianeti che girano soltanto attorno al proprio asse…!

Opublikowano w Prediche